Il viaggio di Gianni e Maria Cristina
Date : dall’8 al 24 Aprile 2016
Volo Alitalia da Malpensa A/R 2 persone € 1260
Hotel Ueno East Tokyo Ueno 09/04 – 13/04 ¥ 52.470 = € 422,00
Hotel The B Kyoto 13/04 – 19/04 ¥ 97.650 = € 785,50
Hotel Sardonix Tokyo Ueno 19/04 – 23/04 ¥ 44.000 = € 354,00 + € 75,00 upgrade (stanza veramente piccola)
Japan Rail Pass 7 giorni acquistato online € 456,00 incl. sped.
Pocket WiFi 15 giorni acquistato online ¥ 8.450 = € 69,14
Contanti ¥ 225.000 prelevati in banca in Italia (circa € 2000) di cui Yen 46.000 riportati indietro – Spesi Yen 179.000 per pasti, ingressi, trasferimenti metro e bus, souvenir e piccoli acquisti vari
Sabato 9 Aprile 2016
Arrivo in perfetto orario a Narita e transfert via treno a Tokyo, stazione di Ueno, diretto senza fermate, comodissimo.
Check-in in hotel, raggiunto a piedi dalla stazione in 10 minuti. Camera disponibile dalle ore 15,00. Quindi, lasciati i bagagli, gironzoliamo nei dintorni. A pochi metri dall’hotel un grande Torii rosso annuncia la presenza di un tempio scintoista, cui dedichiamo una prima, fugace visita. Il viaggio si fa sentire, stanchezza e fame anche, e mentre per la prima non abbiamo alternative che attendere la camera, soddisfiamo l’appetito con un ottimo ramen consumato in un locale molto piccolo e molto tradizionale. Il conto si paga prima, selezionando pietanze e bevande sul display luminoso di un erogatore di scontrini.
Dopo il checkin occupiamo la microcamera in hotel e ci concediamo una prima visita al parco Ueno, uno dei più frequentati della città in questo periodo, in quanto la fioritura primaverile regala scorci davvero spettacolari. E qui costatiamo come l’hanami, il fenomeno della fioritura appunto, sia qualcosa di più per i giapponesi che non la semplice contemplazione della natura, è per loro un calarsi in simbiosi con essa. Centinaia di giovani, giovanissimi, famiglie con cani e gatti, pensionati, coppie e giovani single che, abbandonati telefonini e tablet, si rilassano su teli distesi a terra giocando a carte, suonando, leggendo, parlando, dormendo, il tutto con una serenità che contrasta aspramente con la vita frenetica che scorre a poca distanza, tra le vie affollatissime poco distanti. Il Giappone…
Domenica 10 Aprile 2016
Smaltita la stanchezza e quasi addomesticato il fuso orario, iniziamo spostandoci via metro ad Asakusa, poco distante. Qui si trova il Sensoji, bel tempio deturpato nel viale che ad esso conduce da una serie di negozietti turistici. Per fortuna la nostra abitudine di iniziare presto le visite ci salva dalla folla che da lì a poco, scopriremo, si riversa sul viale. Uscendo lateralmente dal sito, ci ritroviamo ad esplorare questo bel quartiere di Tokyo, che ha saputo preservare molte strutture tradizionali.
La visita è rilassante e gradevole, a patto di uscire di tanto in tanto, dalle vie di maggior concentrazione turistica, per scoprire botteghe tradizionali che non corteggiano affatto il turista, vivendo con il consumatore abituale il loro rapporto quotidiano. A mezzogiorno metro destinazione Shibuya, dove abbiamo appuntamento alle 13,00 con Atsushi, guida prenotata con buon anticipo tramite il sito Tokyo Free Guide. Non vogliamo rischiare un umiliante ritardo, e alle 12,30 siamo lì, approfittando dell’anticipo per qualche foto alla statua del cane Hachiko, e alla folla che attraversa uno dei più famosi ed immortalati attraversamenti pedonali del mondo.
Alle tredici in punto, con puntualità nipponica ecco Atsushi, tecnico elettronico, buon musicista dilettante e, nei week end, Free guide. Esperienza positiva e consigliata. La lingua comune doveva essere il francese, ma scopriamo che Atsushi parla un italiano più che accettabile, e inoltre farebbe piacere anche a lui esercitarsi con la nostra lingua, quindi ci chiede la cortesia, con un milione di inchini, di utilizzarla. Si va quindi da Shibuya ad Harajuku, dal tempio Meiji-jingu al parco Yoyogi, quindi Omotesando per ritrovarci infine a Shinjuku, dove ceniamo e poco dopo, nella immensa stazione, ci salutiamo. Gli lasciamo il nostro regalino, una serie di stampe della nostra città, graditissime.
Visitiamo quindi per nostro conto Golden Gai, incredibile stradina su cui si affacciano decine di piccolissimi ristoranti, alcuni con non più di 5-6 posti, pieni all’inverosimile.
Lunedi 11 Aprile 2016
Nikko, città a nord di Tokyo che ospita molti siti patrimonio Unesco. Ci arriviamo con un treno diretto della linea Tobu. Di fronte alla stazione di arrivo si trova il terminal dei bus che portano, con varie fermate, ai siti da visitare. Si può scegliere di arrivarci a piedi, l’impresa non è ardua, si passeggia tra negozi davvero fuori canoni turistici, antiquari, barbieri, pittori dalle varie tecniche. Alla fine della strada in leggera salita si trova il ponte rosso in legno, oggetto delle tante foto che rappresentano questa località. Di fronte al ponte, attraversata la strada, una gradinata in salita conduce ai Templi, molto belli. La visita a questa località richiede un’intera giornata, e risulta davvero appagante.
Martedi 12 Aprile 2016
Palazzo imperiale, Akihabara, Chiyoda, Ginza, Shinjuku.
Palazzo imperiale. Inaccessibile il palazzo vero e proprio, vale la pena comunque di visitarne i giardini, molto curati. La visita non richiede molto tempo, e il quartiere in cui si trova è sede soprattutto di uffici ospitati in imponenti edifici.
Ci trasferiamo quindi ad Akihabara, la “città elettrica” regno di manga ed anime. Quartiere di forte impatto, insegne smisurate ed abbaglianti, games store che occupano 5/6 piani, maid che invitano i turisti nei vari locali. Siamo all’interno di un cartoon…
Smaltita la sbornia elettronica ci trasferiamo a Omotesando, bella strada scoperta con Atsushi il giorno prima. Questa è una delle zone in cui consigliamo acquisti per souvenir e regali. Noi ci siamo trovati bene all’Oriental Bazar. È questa una zona in cui è molto piacevole passeggiare tra i molti giovani che la frequentano, magari quando le mete programmate sono state visitate. Concludiamo la giornata ad Asakusa, un quartiere che ci era piaciuto in occasione della visita al Sensoji, e che di sera delude un po’, con i negozi già chiusi alle 21 e non molti ristoranti aperti.
Mercoledi 13 Aprile 2016
Oggi ci spostiamo a Kyoto, arriviamo dopo poco più di due ore di Shinkansen, e il viaggio conferma la leggendaria puntualità delle ferrovie giapponesi. Ci accoglie una fastidiosa pioggia, il che ci fa propendere per una passeggiata in città. Numerose vie del centro hanno i marciapiedi coperti da comode pensiline, molto apprezzate nei giorni di pioggia. Pur essendo profondamente diversa dalla capitale, comunque questa città presenta un numero impressionante di attività commerciali, e accanto a strutture multipiano ed ipermoderne riescono a sopravvivere piccole botteghe antiche e ristoranti microscopici. Di tanto in tanto spuntano piccoli templi neanche contemplati dalle guide, ma assolutamente piacevoli da visitare.
Giovedi 14 Aprile 2016
Pagoda d’oro, giardino di pietra, foresta di bambù, Higashiyama, Gion.
Una splendida giornata di sole ci vede in attesa ancor prima dell’apertura davanti al Kinkakuji, il tempio del padiglione dorato. Qui arrivare presto non è solo raccomandato, ma un vero impegno.
All’ora di apertura dell’imponente portone in legno, alle nostre spalle spingevano già centinaia di visitatori, tra scolaresche in gita e visitatori eterogenei. Il sito è uno dei più famosi di Kyoto, ed a ragione. La pagoda dorata si staglia tra giardini ben curati, riflessa nello specchio d’acqua che la circonda. Poco distante si trova il Ryoanji, o giardino di pietra, atmosfera molto Zen.
Ci dirigiamo quindi alla vicina, piccola stazione ferroviaria da cui arriveremo alla famosa foresta di bambù. Questo tratto a piedi attraverso piccole casette di legno, e il viaggio con una piccola littorina d’epoca in legno, rimarranno tra i ricordi più piacevoli di questo viaggio. Quello che è indicato sulle guide come “foresta di bambù” è in realtà una località turistica fortemente frequentata, in cui si trovano dei santuari molto belli dove incontriamo, tra le comitive dei viaggi organizzati, moltissimi orientali in viaggio di nozze o celebrativi. Anche qui la cura dei vari templi e dei giardini è notevole, e se si lascia il sentiero obbligato che attraversa la foresta per addentrarsi tra i vari templi che si trovano sparsi in giro, la sensazione è sempre quella di una profusa serenità. Utilizziamo un bus per spostarci nel quartiere delle geisha. Gion è uno dei quartieri più frequentati dai turisti, le sue strade sono affollate ad ogni ora. Dovendo però scegliere, le ore serali sono forse le migliori. Ci sono poi, a poca distanza, due piccole stradine che confluiscono in una piazzetta che è uno dei luoghi più pittoreschi della città. Non è chiaro per quale motivo, ma in questo posto, in cui siamo poi ritornati più volte perché non lontano dal nostro hotel, i turisti non sono mai in numero consistente, comitive non se ne vedono, e soprattutto è la scenografia ideale per le coppie in viaggio di nozze, che ne fanno il set dei loro servizi fotografici, non negandosi agli obiettivi dei visitatori. Terminiamo la giornata al Gion corner, che ospita un paio di teatri, assistendo ad una rappresentazione che in un’oretta circa ci propina cerimonia del the, ikebana, piccola scenetta da teatro Bunraku giapponese, marionette e danza tradizionale di due geisha. Del tutto evitabile.
Venerdi 15 Aprile 2016
Hiroshima e Miyajima.
Hiroshima è una città moderna e piacevole, siamo sicuri valga la pena di visitarla, magari servendosi dei suoi famosi tram sferraglianti, come dicono le più autorevoli guide. Ma noi siamo qui per quello che questo nome evoca emergendo dalla Storia.
E malgrado il Parco della pace sia ormai inglobato nella moderna città, le emozioni che si provano davanti alla cupola della bomba atomica, al monumento della pace dei bambini, al Cenotafio sono forti, pensando a quello che deve essere stato. Non ci permettiamo neanche di azzardare descrizioni, il posto va visitato e punto! Miyajima la si raggiunge con il treno più traghetto, entrambi linee JR, quindi incluse nel JRP. La principale attrazione è il famosissimo portale o Torii rosso che spunta dal mare nelle ore di alta marea, oltre ai cervi presenti nella zona costiera. Tuttavia se si considera il Torii per quello che è, ovvero la porta attraverso cui si accede ad un luogo di culto, ne deriva che andrebbero visitati anche i templi presenti sull’isola, almeno i due più grandi, uno su una piccola altura e l’altro direttamente sulla costa e, come il Torii, emergente dalle acque e molto coreografico nelle ore di alta marea. Noi abbiamo commesso l’errore di fare quanto molte guide consigliano, ovvero visitare prima Miyajima e quindi spostarsi ad Hiroshima. Con il senno di poi non lo rifaremmo. La visita ad Hiroshima si conclude in poche ore e, se fatta in mattinata, lascia poi molto tempo, una volta trasferiti a Miyajima, per rilassarsi di pomeriggio sull’isola.
Sabato 16 Aprile 2016
Inari, Fushimi Ku, Higashiyama.
Come e più che per gli altri luoghi, qui conviene arrivare molto preso al mattino, oppure tardi nel pomeriggio-sera-notte, come fanno in molti, visto che l’apertura è h/24. Il sito è tra i più visitati dell’intero Giappone, e l’immagine delle migliaia di Torii Rossi che si susseguono è una delle più rappresentative del Paese. Noi optiamo per la mattina presto, e quando arriviamo tra le vie del rione si inizia appena ad aprir bottega.
Ovviamente l’idea non è originale, ne’ esclusiva, e quindi un piccolo drappello di americani ci affianca nella risalita di questo corridoio di Torii che scala la collina. Vari spiazzi si aprono di tanto in tanto, ospitando piccoli templi e botteghe che vendono articoli votivi ed offrono the in tradizionali sale di legno. Si può decidere se arrivare in cima o fermarsi dopo un po’. Noi siamo arrivati su, e ne vale la pena, se non altro per godersi il luogo con i pochi che prendono la stessa decisione. Qualche ora dopo, quando ripercorriamo la strada che ci porta al treno per il rientro in centro, quasi non riconosciamo il posto. Bancarelle ovunque e folla degna delle ore di punta della metro di Tokyo. Ci spostiamo a KiyomizuDera, il tempio più scenografico dell’area, con la sua terrazza spiovente e discreta vista sulla città. Quindi Tempio d’argento, che di argenteo ha poco, sempre spostamenti via bus, il modo migliore per girare Kyoto, 1 day pass 500 yen, circa 4 euro. Dopo una veloce sosta in hotel, di nuovo a Gion, la zona più godibile della città per passeggiate senza meta, con numerosi locali i che offrono di tutto.
Domenica 17 Aprile 2016
Palazzo imperiale.
Anche qui è possibile visitarne solo alcune zone, tra cui i giardini ben curati e alcuni padiglioni allestiti con manichini, perfettamente abbigliati, che rendono l’idea di come si svolgessero, di volta in volta, udienze, incontri con dignitari ed altro.
Alla fine di Gion sorge l’Higashiyamaku, un tempio che sembra quasi proteggere il rione, con il suo gran Torii rosso direttamente sulla trafficata strada. Una volta entrati ci si accorge che questo tempio è vissuto, nei fine settimana, come luogo di aggregazione. Vale comunque la pena di visitarlo, sia i vari templi interni sia i giardini sono molto belli, e la superficie è abbastanza vasta da richiedere alcune ore.
Lunedi 18 Aprile 2016
Nara.
Località famosa e molto celebrata per gli ampi giardini frequentati da migliaia di cervi oramai simbiotici con l’uomo, oltre che per la presenza di alcuni tra i più bei Templi del Paese.
La giornata non è propriamente tersa, anzi molte nuvole minacciano pioggia, e quindi iniziamo di buon passo la visita dell’enorme area. Ci accorgiamo subito che i cervi non solo non sono intimiditi dall’uomo, ma arrivano a piccole aggressioni pur di ricevere i biscotti che si acquistano nei vari banchetti. Il luogo è molto esteso, e bello, e passeggiare nel parco tra un Tempio e l’altro dona serenità. Certo una bella giornata renderebbe tutto più gradevole.
I meteorologi nipponici avevano previsto per le 14,00 l’inizio di una fastidiosa pioggerellina, e la nostra fiducia assoluta verso questi professionisti ci trova seduti al tavolo di un bel ristorante in centro città osservare le prime gocce cadere. Pranzo, passeggiata e si rientra, non c’è altro da fare, ora è pioggia battente. A poca distanza dalla stazione di Kyoto sorge, impossibile non vederlo, l’Higashi Honganji, un Tempio con una storia particolare, e siccome la pioggia concede qualche ora di sole, giù dal bus e via!
Martedi 19 Aprile 2016
Il tempo dedicato a Kyoto è terminato, oggi si torna a Tokyo, posti già prenotati in Shinkansen. Giacché abbiamo letto da più parti recensioni contrastanti (critiche soprattutto per lo stile avveniristico in acciaiovetro, a dire di alcuni in forte contrasto non solo con la struttura della città, ma anche con il suo spirito) sulla stazione centrale di Kyoto, ci prendiamo il tempo, giusto un’oretta e mezzo, per girarcela prima della partenza. A parte la presenza scontata di negozi e supermercati, bar e ristoranti, dobbiamo dire che davvero si tratta di una struttura razionale, funzionale, bella forse più nella parte interna che vista dall’esterno. Dalla piazza centrale ci si rende subito conto delle dimensioni davvero ragguardevoli. In alto si notano le gradinate di un teatro, raggiungibile con varie rampe di scale mobili, e poi ancora più su, fino a una terrazza con ampie vetrate attraverso cui, nelle giornate molto terse, alcuni assicuriamo si possa intravede Osaka. Molto bella, e forse per noi italiani anche un po’ umiliante.
È ora di partire. Si ripete l’esperienza dell’andata. I vagoni si fermano esattamente dove vi è la traccia indicata sulla piattaforma. Poltrona prenotata, sedile davanti a non meno di un metro, schienale reclinabile a 150° senza che ciò dia alcun fastidio a chi siede dietro. Prese per ricarica dei vari dispositivi accanto a ciascun sedile. I controllori, o meglio gli assistenti, in divisa impeccabile, accedono al vagone inchinandosi rispettosi verso i passeggeri, e ne escono allo stesso modo. Le leggende sulle ferrovie giapponesi sono realtà.
Arriviamo a Tokyo in perfetto orario, of course, e ci rimane a disposizione quasi tutto il pomeriggio. Sistemati in hotel, via in metro, si cambia e siamo teletrasportati (già, perché il treno monorotaia che copre il tragitto non ha pilota, guida remota, ed è un’esperienza sedersi sui sedili in prima fila) ad Odaiba, sulla baia della città. Dovessimo suggerire cosa eliminare da una visita a Tokyo avendo tempo limitato, di sicuro una sarebbe proprio Odaiba. E non perché il posto non sia bello in se’, direttamente sul mare e con una spettacolare vista sulla la città ed il suo Raibow Bridge, ma per quel senso di artefatto che si respira, centri commerciali anonimi, soliti enormi building zeppi di tutto. Ecco, un’occhiata alla mirabile opera di Kenzo Tange, con la sua sfera avveniristica che sembra stare lì incastrata per un miracolo della fisica, qualche foto alla copia in piccolo della statua della libertà (sic!), e un’altra alla Tokyo Tower in lontananza, ormai illuminata dal crepuscolo, e poi via.
Mercoledi 20 Aprile 2016
Kamakura, una scoperta.
Questa località a poco più di un’ora da Tokyo, tenuta un po’ in disparte dagli itinerari classici del Giappone centrale, è risultata essere una delle mete che con maggior piacere ricorderemo. I suoi templi, alcuni dei quali magnificamente trascurati e quindi genuinamente affascinanti, si raggiungono uno dopo l’altro con piacevoli, lunghe passeggiate attraverso una natura incontaminata. Bisogna scendere alla stazione di Kita Kamakura, e iniziare il giro dall’Engakuji, Tempio a pochi metri sulla sinistra, per poi raggiungerne altri ed altri ancora.
Ci si ritrova quindi in città, bella anch’essa, e da visitare. Da lì si può prendere un bus o il treno ed in pochi minuti si raggiunge l’attrazione per cui è famosa questa località, il Buddha gigante. Delusione. L’enorme statua si trova al centro di un piccolo cortile su cui danno un paio di tempietti. Fatta salva la storia che accompagna la vita del manufatto, per il resto tutto tralasciabile.
Giovedi 21 Aprile 2016
Tsukiji, Ryogoku Sumo stadium, il tempio Sengakuji famoso per le tombe dei 47 Ronin, serata a Shibuya.
Tsukiji, ovvero il più grande mercato del pesce del mondo. Abbiamo evitato levatacce alle 2 del mattino per metterci in coda e far parte del drappello di visitatori ammessi ad assistere all’asta del tonno, e vogliamo credere che sia quello lo spettacolo per cui questa visita è tra le hit della capitale, perché per il resto c’è solo un immenso capannone di banchi di pesci frequentati da acquirenti professionali. E fatta salva la visione di alcune razze ittiche a noi ignote, la pulitura e la dissezione di alcuni tonni e poco altro, per il resto la classificazione “imperdibile” data da molte guide e viaggiatori ci è sembrata almeno esagerata.
Attigui al mercato ci sono alcuni ristoranti specializzati in sushi, e la cosa che ci è sembrata strana è che mentre alcuni di loro vedono turisti in coda dalle 9,30 altri sono invece frequentati da pochi avventori. Potenza delle recensioni.
La qualità del sushi che abbiamo potuto apprezzare è stata comunque elevata, i prezzi in linea.
Il programma prevede ora una visita al museo del Sumo, che è ospitato in una piccola saletta interna allo stadio di quest’arte. Ci arriviamo esattamente nel momento in cui i lottatori prendono una pausa tra le varie sedute di allenamento ed escono per il pranzo, che è anch’esso parte integrante di questa disciplina. Dei veri colossi, con i capelli impomatati, zoccoli e kimono, dalla camminata spavalda e l’espressione arcigna che si apre in un sorriso da bambinoni appena si sentono chiedere se si può fare una foto insieme. Capiamo che si tratta perlopiù di giovani che si allenano duramente tutti i giorni per cercare gloria in un’attività che venerano. Il museo è interessante anche se molto piccolo, in pratica una sala con dei cimeli, alcuni molto antichi, e dei trofei originali conferiti dalle varie scuderie.
Un impegnativo spostamento in metro ci porta al Sengakuji famoso per ospitare i resti dei 47 Ronin di Oishi Kuranosuke, che diedero vita ad uno dei fatti di sangue più celebri della vecchia Edo e tema privilegiato di moltissime rappresentazioni “Kabuki”. Il Tempio è stretto tra la morsa delle moderne costruzioni, non è molto grande e neanche tra i più belli, ma quello che è interessante osservare è la venerazione di cui godono ancora oggi le tombe dei samurai, annerite ormai dal fumo dei bastoncini di incenso sempre accesi alla loro base. Serata a Shibuya.
Venerdi 22 Aprile 2016
Tempio Meijijingu, Omotesando, spostamento a piedi a Shibuya, in metro a Yanaka Ginza, passeggiata fino a Ueno Park.
Giornata davvero impegnativa per le nostre gambe, ma quanto ci piace…
Domani si rientra, ed abbiamo deciso che oggi si rivede con calma l’itinerario fatto con il nostro amico Atsushi, prezioso per averci fatto apprezzare alcune cose che vogliamo rivedere con calma.
Iniziamo dal Tempio Meiji jingu, uno dei più antichi della città e sicuramente tra i più belli, dove avevamo avuto la fortuna di assistere ad una cerimonia nuziale tradizionale dal rigido protocollo e che vedeva ospiti, sposi e officianti nei loro abiti tradizionali. Se si capita di domenica non è affatto raro.
Quindi Omotesando, una delle zone più piacevoli di Tokyo per lo shopping, superiore secondo noi alla tanto celebrata Ginza.
Gradiamo davvero tanto il caffè offerto da Nespresso, dove ci presentiamo con notevole faccia tosta per la seconda volta chiedendo senza tanti giri di parole di poter provare le nuove miscele. La consueta gentilezza nipponica fa il resto, siamo ormai amici…
Esiste una strada pedonale che da Omotesando conduce a Shibuya, molto bella, frequentata soprattutto da giovani turisti, i quali affollano i tavolini dei tanti piccoli ed eleganti locali che la costeggiano. Approfittiamo anche noi per gustare un piccolo ma buonissimo panino con aragosta. Ed eccoci a Shibuya, dove davvero sembra che se sei più che trentenne non hai diritto di cittadinanza. Ed invece noi apprezziamo questa aria di giovanissimo melting pot.
Pochi minuti di metro bastano per un viaggio nel tempo. Siamo a Yanaka Ginza, un quartiere che ha saputo conservare decine di negozi con decenni di attività esattamente come erano. Tokyo è davvero incredibile. Stradine chiuse al traffico, abitazioni tradizionali in legno, persone rilassate che passano il tempo a raccontarsela in strada. E lungo la scalinata che introduce al rione, dei gatti indolenti che sono diventati il simbolo del quartiere. Da lì, con un tragitto a piedi che ci porta ad attraversare uno dei più grandi e tradizionali cimiteri di Tokyo (sembra strano ma tra le tombe, alcune antichissime, ci sono vere e proprie strade, percorse da automobili, biciclette e pedoni) si giunge al parco Ueno, molto bello anche di sera.
Sabato 23 Aprile 2016
Si rientra, lasciamo l’hotel, riconsegniamo il Pocket wifi, consigliatissimo, e via in aeroporto.
Di questo viaggio nel pianeta Giappone ci rimarranno impressi posti bellissimi, una cultura molto distante dalla nostra, delle conferme e molte smentite di luoghi comuni. La gentilezza delle persone, pur essendo cosa nota, travalica qualsiasi immaginazione. Aiutare chi chiede un’informazione è per loro quasi un obbligo, noi siamo stati accompagnati in hotel da una giovane mamma in bici con bimbo su seggiolino, abbiamo solo dopo capito che il suo itinerario era completamente diverso dal nostro.
In questo Paese con il costo della vita tra i più cari al mondo si riesce a mangiare, e bene, spendendo molto meno che in alcune osterie nostrane di basso livello. Con 10 euro si cena, e niente male.
Trovare una connessione wifi nei bar e ristoranti di una delle metropoli più tecnologiche del mondo non è affatto scontato, anzi. Il posto a sedere sui treni più veloci e precisi esistenti al mondo non si fa online, ma affrontando code ai tradizionali sportelli delle stazioni, ed il Japan Rail Pass non è una sofisticata app sul telefonino, ma un cartoncino a tre pagine che se lo perdi ti ripaghi il biglietto… Il Giappone!
Autore e foto
Gianni Gravante