Arte della tradizione giapponese

Nell’Arte della Tradizione giapponese, ci sono varie opere che sono tramandate tutt’oggi.

Innanzitutto, il termine “Arte della Tradizione” indica ‘Opere tradizionali’ che, nel corso dei secoli, sono state fatte sempre a mano in modo tradizionale da artigiani, per un utilizzo specifico nella vita quotidiana.
Tuttavia, non esiste una definizione precisa poiché qualsiasi arte fatta a mano, se fosse accettata dalla maggior parte del popolo, potrebbe far parte di questa categoria. Questo vuol dire che possono essere incluse anche quelle opere che vengono riconosciute da ogni prefettura e/o comune nipponico.

Oggi, sono presenti più di 1200 opere dell’arte della tradizione comprendendo anche alcune opere ‘dell’arte tradizionale’, che ha un significato diverso in confronto al primo.

Le caratteristiche delle opere della tradizione riconosciute sono di:
– essere molto antiche
– essere utilizzate nella vita quotidiana
– essere fatte con una specifica tecnica tramandata
– essere fatte a mano, soprattutto sulle parti fondamentali

Qui vi presenterò le più importanti arti della tradizione culturale nipponica.

Il Kimono (着物) è un indumento tradizionale giapponese che si indossava fino all’epoca Meiji (1868-1912), in cui l’Imperatore incominciò a modificare la struttura politica, sociale ed economica basandosi sul modello occidentale: l’Imperatore trovava la Modernizzazione nel modello europeo, che rivoluzionò il Giappone di allora.

Hagoita (羽子板)

Lo Hagoita (羽子板) viene usato con una piccola piuma per un gioco da bambine particolarmente a Capodanno, chiamato “ Hanetsuki” (羽付き), che originariamente funzionava per pregare di non ammalarsi.

La sua tradizione deriva da un gioco dell’epoca Heian (794-1185), chiamato “ Gicchio” (毬杖), per cui si utilizzava un bastone in legno e una palla. Col tempo, poi, si cambiò gli strumenti del gioco, e quindi furono presentati dei nuovi come, per esempio, quelli che potete vedere nell’immagine.
Questo cambiamento potrebbe derivare anche da un gioco d’origine cinese; lo Hagoita, infatti, ha un’altra denominazione, detta “Kokiita” (胡鬼板) , che è composta da due parole: “Koki” (胡鬼) significa ‘libellula’ in antico cinese e “Ita” (板) significa ‘legno’. Nella stessa lingua, la piuma del gioco fu chiamata “Kokinoko” (胡鬼子) poiché da come vola la piuma nell’aria si immaginò quell’insetto.
I giapponesi, fin dai tempi antichi, ebbero tanta gratitudine per quell’insetto, poiché sapevano che mangiasse le zanzare da cui la gente credeva di ricevere le varie malattie. Così, d’allora, oltre ad essere un gioco venne usato anche come una sorta di tradizione per allontanarsi dalle malattie.

Oggi, purtroppo, non è ben conosciuta l’origine del gioco ma nella tradizione nipponica è riconosciuta ed ogni tanto viene giocato.

Senshoku

Il Senshoku (染色) indica le ‘tecniche esperte’, con cui si tinge un tessuto come filo, lana o lino. Ci sono varie tipologie per cui le tecniche cambiano. Il Kimono è una delle arti tradizionali, per cui è utilizzata quest’arte nipponica.

Seconda una teoria, la nascita della sua storia sarebbe nel periodo Jōmon , va da circa il 10,000 a.C. fino al 300 a.C. Tuttavia, siccome generalmente i tessuti sono difficili da mantenere per lungo termine storico, non è abbastanza sicuro il periodo della sua nascita.

Cambiando il suo stile, comunque, il Senshoku è stato sempre sviluppato tra il popolo nipponico. Oggi, se volete potete trovare uno studio, magari dei villaggi, dove offrono un’esperienza di farne uno come di fazzoletti o di altre cose.

Orimono

L’ Orimono (織物) indica il tessuto fatto dai trama e ordito che si intersecano. Siccome si intreccia il tessuto utilizzando dei fili, precedentemente tinti, di cotone, seta e canapa; viene chiamato anche “Sakizome (先染め) ” . Particolarmente nell’Orimono della seta, esistono vari nomi che caratterizzano il modo di intreccio.

Effettivamente, l’Orimono di per sé non è una parte della tradizione solo giapponese. Infatti, anche in alcuni Paesi o luoghi come India, Iran (Persia) e Asia meridionale, veniva usato questo
campo artistico tradizionale. Eppure in Giappone, fin dall’antichità, ogni prefettura ha continuamente costruito una propria versione tradizionale facendola sviluppare soprattutto per il kimono.

Oggi, è quasi diventato abbastanza raro indossare il kimono poiché si indossa più che altro abiti europei. Così la tradizione nipponica dell’Orimono sta calando. Tuttavia, seguendo il cambiamento della vita quotidiana, nascono dei ‘nuovi’ abiti come camicia, cappotto e cravatta.

Magewappa

Il Magewappa (曲げわっぱ) che è formato in legno, generalmente di cedri o cipressi giapponesi ( Hinoki ), viene usato popolarmente per l’Obentō . Ci sono poi vari prodotti, come piatti o tazze, ed in più anche di diverse varianti riguardo la sua forma. Tranne la questione che sia fatto sempre a mano, siccome scelte unicamente le parti più buone e belle degli alberi naturali, ci vorrà un annetto per completare la sua produzione. Infatti, un contenitore dell’Obentō può costare dai 5,000 yen ai 16,000 yen.

Tuttavia, oggi, è molto popolare per la sua bellezza e l’utilità, nonché l’alta qualità: essendo fatto in legno assorbe molto bene l’acqua. Perciò il cibo può conservarsi bene per un tempo più lungo in confronto a quello messo in un contenitore generico. Inoltre, anche il gusto del cibo stesso sembra molto più buono. Bisogna stare attenti, però, di non fargli venire la muffa ed è necessario quindi trattarlo al meglio. Altrimenti si può trovare dei Magewappa con una lavorazione in lacca o uretano.

Sikki

I Sikki (漆器) sono fatti di linfa color bianco latte (la lacca) che si può raccogliere graffiando un genere di alberi alti, la “foresta decidua”, che esiste principalmente in Giappone o Cina. La quantità della lacca che viene raccolta da un albero sarà solo dai 150 ai 200 gr ca durante la sua stagione, quindi è molto preziosa.

Fatto questa procedura, si spennella la lacca più volte ai prodotti come ciotola fatta in legno, bacchette oppure poggia-bacchette. Attualmente, si potrebbe trovare anche una cover fatta in questa maniera, per i cellulari: generalmente, infatti, vengono chiamati “prodotti della lacca” se è usata questa linfa, ed esistono vari tipi di prodotti sia economici sia cari.

Purtroppo, hanno alcuni svantaggi poiché sono “delicati”. Eppure, loro sono amati per vari motivi:

  1. Siccome la lacca viene messa diverse volte, i prodotti della lacca diventano più forti e quindi non si rompono facilmente. Per questo motivo, vengono scelti come un pensierino per il matrimonio o la cerimonia.
  2. Ha la sua caratteristica con cui può resistere e respingere l’acqua.
  3. Avendo le sue capacità sia isolante sia del mantenere il caldo, si può tenere un piatto caldo in mano senza scottarsi.

Sembra un prodotto forse troppo delicato, però se lo teneste in maniera giusta potreste usarlo per lungo termine. Inoltre, per bambini, che hanno una certa delicatezza, è adatto ed
effettivamente viene caldamente consigliato.

Tōjiki

La sua storia risale a più di 13,000 anni fa, e ancora oggi i Tōjiki (陶磁器) non possono mancare nella vita quotidiana del popolo giapponese: stoviglie da tavola e vaso da fiore con vari design belli e tradizionali.

Il Tōjiki che si può chiamare anche “ Yakimono (焼き物)”, è il termine generico composto da 2 parole, di “Tōki (陶器) ” e “Jiki (磁器) ” , e in senso più specificato possono essere altre 2 tipologie: “Doki (土器) ” e “Sekki (炻器) ”.

“Doki” e “Sekki”
– Con il termine “Doki” si intendono le prime ceramiche in terracotta (dai 700 ai 900 ℃) prodotte durante il periodo Jōmon (10,000 a.C.- 300 a.C) e sono famose le ceramiche sia Jōmon sia Yayoi (il periodo Yayoi durò dal 400-300 a.C. al 250-300 d.C ). Essendo il materiale resistente al fuoco, ancora oggi viene usato come vaso da fiore.
– Con il termine “Sekki” si intendono invece quelle prodotte al forno (dai 1100 ai 1250℃) durante il periodo Kofun ( da 250/300 d.C alla metà del Vl secolo ), utilizzando il suo carattere intermedio tra i Tōki e Jiki. Sono famose le ceramiche Sueki . Può essere compresa in categoria di Stoneware.

Le caratteristiche di Tōki e Jiki

Tōki (Yakimono) Jiki
Significato Ceramica Porcellana
I gradi della formazione Dai 800 ai 1300 ℃ Dai 1200 ai 1400 ℃
Consonante monovibrante Suono ottuso/basso Suono acuto
Conduttività termica Bassa quindi non diventa né troppo caldo né troppo freddo Alta quindi è facile sia da scaldare sia raffreddare
Permeabilità alla luci Non trasmette Trasmette, se un Jiki sottile
Assorbimento dell’acqua Alto ed assorbe sia l’odore sia liquido delle pietanze Basso
Consistenza del materiale Spessa e ruvida (viene apprezzato la sua ‘semplicità’) Sottile e liscia come nella vetrificazione, e dura
Screpolatura, “Kannyū” * Si trova se la vetrina ( Yūyaku ) viene messa abbondantemente
oppure
naturalmente utilizzando le ceramiche prodotte quotidianamente
Siccome la vetrina ( Yūyaku ) viene messa in maniera sottile, non si nota quasi

* È uno screpolatura che viene sulla parte di un rivestimento vitreo trasparente applicato sul corpo ceramico prodotto, chiamato “Vetrina ( Yūyaku )”.

Loro vengono amati non solo dal popolo giapponese. Infatti, dalla metà del periodo Edo, grazie ad un famoso ceramista, Kakiemon Sakaida (1596-1666), cui ha raggiunto una tecnica delle porcellane “Akae” . Questa tecnica si cominciò a diffondersi inizialmente a Meissen, in Germania. Era una grande influenza sia per l’Europa che per il Giappone: scambiandosi le loro tecniche tradizionali, hanno cominciato a migliorare ancora di più.
Partendo da un’epoca molto antica ma storica, col tempo i Tōjiki continuarono a trasformarsi con una tecnica sempre più avanzata. Oggi esistono vari tipi di quest’arte della tradizione
nipponica in ogni prefettura: le più famose sono le porcellane “Arita (Arita-yaki)” della prefettura Saga, “Mashiko (Mashiko-yaki)” della Tochigi e “Mino (Mino-yaki)” della Gifu.

Kokeshi

Le Kokeshi sono un giocattolo di bambole tradizionali nipponiche, originarie della regione di Tōhoku , come souvenir di stazioni termali.

La loro forma è semplice, realizzata manualmente in legno, hanno un busto semplice cilindrico e una larga testa sferica con poche linee stilizzate a definire i caratteri del viso.

Ukiyo-e

Oggi, in tutto il mondo, dopo la nascita della moda del Giapponismo, il japonisme in francese, soprattutto, l’ Ukiyo-e (浮世絵) è molto popolare. Non è raro quindi che la raccolta di stampe giapponesi straordinarie di questo genere sia conservata come tesoro nazionale ai musei storici più importanti, come il British Museum.

Il termine “Ukiyo-e” è un genere artistico di stampa giapponese su carta, impressa con matrici di legno. Questa tecnica artistica divenne molto popolare a Edo , il Tokyo attuale, fiorita tra i secoli XVII e XX. L’ Ukiyo (浮世), che significa ‘mondo fluttuante’, si riferisce alla cultura giovane e impetuosa che fiorì nelle città di Edo, Ōsaka e Kyōto che rappresentavano una realtà a parte. La parola è anche un’allusione scherzosa al termine omofono ‘mondo della sofferenza’, il ciclo continuo di morte e rinascita al quale i Buddisti cercavano di sottrarsi.

Le stampe giapponesi, l’Ukiyo-e, ritraeva scene di vita quotidiana. Queste stampe vengono impostate su una rappresentazione bidimensionale sulle varie scene della vita del popolo giapponese: guerriero, attore, bellezza di donne, posti famosi giapponesi, fantasmi e pornografia.

Hina-ningyō

Il 3 Marzo è la festa delle bambine, chiamata “Hina-matsuri (雛祭り)”, per la quale vengono esposte delle bambole in casa, principalmente dell’Imperatore e della Regina, dette “Hina-ningyō (雛人形) ”, per augurare una crescita sana e felicità perpetua alle bambine.

Innanzitutto, in Giappone, esiste un calendario che deriva da credenze dell’Antica Cina, nel quale si celebrano cinque feste stagionali tradizionali e il Ganzhi (letteralmente “tronchi e rami”): la Hina-matsuri è una delle feste più importanti, così come la festa dei bambini, chiamata “Tango-no-sekku (端午の節句) ” , che si celebra il 5 Maggio esponendo delle enormi carpe in stoffa che volano al vento, chiamate “Koinobori (鯉のぼり)”, e delle bambole chiamate “Yoroi-kabuto (鎧兜) /Gogatsu-ningyō (五月人形) ” , in forma di Bushi con indosso elmo e armatura, simbolo spirituale di Bushi (武士), con lo scopo di augurare una crescita sana e prosperità familiare ai bambini.

Possiamo identificare due elementi che hanno dato origine alla Hina-matsuri:

  • Ancora prima del periodo Heian (794-1185), si preparavano bambole semplici in forma umana, fatte con fibre vegetali o carta giapponese, alle quali si lasciava il proprio male e la
    propria calamità lasciandole scorrere al fiume.
  • A quell’epoca, divenne popolare un gioco di bambole da bambine chiamato “ Hiina-asobi ”.

Storicamente, si faceva scorrere quelle bambole al fiume per via del motivo di togliersi la calamità. Tuttavia, col tempo, essi divennero lussuose e vennero create con la tecnica tradizionale. D’allora, le bambole vennero riposte sempre in casa per pregare la crescita sana, la felicità continua e il felice matrimonio delle bambine in futuro.

Periodo consigliato per mettere le Hina-ningyō
Oggi, generalmente, viene consigliato di metterle almeno entro una settimana prima della festa, scegliendo uno dei giorni ‘buoni’ poiché è una festa importante. (In Giappone, ci sono vari giorni significativi seguendo il calendario che viene derivato principalmente da quello cinese).

Periodo consigliato per toglierle
Viene consigliato di togliere le Hina-ningyō quanto prima possibile, dopo il 3 Marzo. Se le lasciassi per lungo termine, infatti, le calamità cui si sperava svanissero tornerebbero alle bambine, per esempio perdere l’occasione di sposarsi. Inoltre, le Hina-ningyō sono delicate, e quindi potrebbero rompersi: per questi motivi vengono rimesse apposto quanto prima possibile. Eppure, bisogna scegliere un giorno in cui fa bel tempo, piuttosto che un giorno con la pioggia per via dell’umidità e di altri fattori.

Come accennato in precedenza, le cosiddette Hina-ningyō sono nate originariamente per togliersi il proprio male e/o le proprie calamità, che avremmo ricevuto noi inconsapevolmente. Bisogna quindi trattarle bene nei confronti delle bambole, anche ringraziandole.

Sensu

Il Sensu (扇子) è una delle arti tradizionali nipponiche che racchiude la saggezza dei giapponesi, per trascorrere meglio l’estate con il caldo, inoltre, è un simbolo della bellezza.

Una volta era destinato unicamente ai nobili, ma oggi è conosciuto, apprezzato e popolare anche tra gli stranieri, che lo comprano come souvenir giapponese. Oggi il sensu è parte della quotidianità della cultura giapponese, eppure è derivato da uno strumento cinese per alzare vento, chiamato Uchiwa (うちわ), verso fine dell’epoca Edo: il kanji di Sen, 扇 ( Ao-gu ), significa “strumento per alzare il vento” e quello di Su invece, 子 ( Su ), è un suffisso derivato dal cinese e quindi non ha nessun significato particolare.

Come accennato in precedenza, il sensu usato attualmente è quello derivato dall’Uchiwa alla cinese e sviluppato invece alla giapponese. Tuttavia, la sua storia ha origine all’inizio dell’epoca Heian (794-1185).

Cosa evitare quando si usa il Sensu (solo se voleste sembrare un giapponese tipico..)

  1. Non creare rumore con gesti esagerati: nei giorni caldi d’estate si vuole alzare più vento possibile per sentire più fresco. Tuttavia, questo gesto/atteggiamento può rovinare l’eleganza e la raffinatezza tipiche del sensu. Ricordate quindi di usarlo con gesti tranquilli.
  2. Ogni design ha le sue caratteristiche affascinanti. Eppure, scegliere un design più elegante è più indicato, poiché è più evidente di quanto pensate…
  3. Evitate di aprirlo e/o chiuderlo in modo rude o esagerato. Può aprirsi meglio usando il pollice della mano destra, e il contrario per chiuderlo.

Lo strumento, il sensu, che oggi è ampiamente diffuso nella vita quotidiana, è nato derivando dall’Uchiwa della Cina. Successivamente sono nati due tipi diversi di sensu, quello di Kyōto (“kyō-sensu”/京扇子) e quello di Edo (“edo-sensu”/江戸扇子).

Nihontō

Una spada giapponese abbastanza popolare e conosciuta anche all’estero, la Nihontō, ha origini radicate nella storia (durante il XI secolo e quello XII circa, verso fine dell’epoca Heian).

Esistono più varianti che dipendono dalla lunghezza o dalla categoria:

  1. “ Tachi (太刀)” che è posizionata verso l’anca tenendo la parte della lama in giù.
  2. “ Uchigatana (打刀)”, che è una spada generica, posizionata la parte della lama in sù, verso l’anca (dentro la cintura del kimono).
  3. “ Wakizashi/Wakisashi (脇差)”, la cui lunghezza varia dai 30 ai 60 centimetri.
  4. “ Tantō (短刀)”, una spada più corta della Wakizashi.

Oggi, la cultura nipponica è ben conosciuta al di fuori del Giappone, e anche la Nihontō cattura l’interesse degli stranieri: il primo motivo di tale interesse risiede nella tecnica molto elaborata utilizzata per crearla. Inoltre, l’elsa è fatta in legno, viene lavorata e ricoperta con un tessuto morbido, per evitare ferite e per evitare che scivoli.

La sua caratteristica peculiare risiede nella perfezione, ottenuta grazie al lavoro dei migliori fabbri che operano concentrandosi sull’equilibrio: non si rompe, non viene distorta e taglia
benissimo.
Oltre alla sua funzionalità perfetta è molto apprezzato anche il suo aspetto estetico, come un’arte. Effettivamente, vengono considerati come tesoro nazionale circa 120 esemplari sui 1108 totali.

Fūrin

Il Fūrin (風鈴) indica un campanello giapponese che viene solitamente adoperato durante la stagione estiva. Il termine, costituito da “Fū (風)”, il vento, e “Rin (鈴)”, campana, sarebbe in italiano “campanella al vento”.

La storia della provenienza del Fūrin non è certa, esistono infatti varie teorie al riguardo:

  1. Secondo una teoria, l’origine non è in Giappone, ma in Cina.
  2. Secondo un’altra teoria sarebbe nato in India: originariamente, era uno strumento per predire il futuro in base al suo suono. Successivamente, entrò in Giappone insieme al buddismo come una specie di campanello in bronzo a forma di campana, il Fūtaku , che veniva appeso ai tetti dei templi. Chi ne sentiva il suono credeva che non potesse succedergli nulla di male, poiché il Fūtaku aveva la funzione di amuleto.
  3. La prima persona ad usare il termine sarebbe stato Hōnen Shōnin (1133-1212), monaco buddista giapponese, fondatore della scuola “ Jōdo-shū ” e appartenente al ramo del buddismo della Terra Pura.

Dopo il periodo Edo (1603-1868) però, divenne uno strumento per sentire il “vento resco” e quindi popolare: venne rappresentato anche su stampe Ukiyo-e ed anche un tipico street food di Soba chiamato “ Fūrin-Soba ” dal quale si sentiva il suono dei Fūrin.

La cosa più affascinante del fūrin è il suo suono che ha degli effetti inaspettati

“Effetto di relax”: il suo suono「1/f」 è armonico e composto da consonanza e dissonanza. Sentendolo ci trasmette il ritmo alfa/ritmo di Berger, e quindi ci fa rilassare come sentire un ruscello o il canto degli uccelli ecc.

“Effetto di far scendere la temperatura corporea”: esistono dimostrazioni che provano il fatto che il Fūrin indica una diminuzione della temperatura corporea di 2 o 3 gradi, in particolare sulla superficie della pelle. Sentendo il suono del Fūrin, infatti, il cervello è indotto a pensare “sento il suono = si alza il vento = fa fresco” e quindi cerca di far scendere la temperatura corporea.
!ATTENZIONE!
Quest’effetto funziona solo per i giapponesi, che hanno questa tradizione da anni. Quindi per gli stranieri che non sono abituati a sentire il suono, non potrebbe funzionare.

Il Fūrin è tradizionalmente collegato al popolo nipponico ma oggi viene amato da tutti per la sua bellezza o la sua forma piccola e carina.

Washi

Le Washi (和紙) venivano sempre prodotte dai corsi antichi, nel tempo in cui fu attivo un grande statista giapponese della famiglia reale, Shōtoku Taishi (574-622). Dal periodo Edo, la diffusione delle Washi cominciò ad aumentare in modo esplosivo, come carta preziosa per scrivere o per l’Ukiyo-e in particolare. E ancora oggi non può mancare nella nostra vita quotidiana: carta per lo Shodō (l’arte della calligrafia giapponese), banconote giapponesi (per cui utilizzano un materiale principale ed importante delle Washi, chiamato “Bastone di san Giuseppe/arbusto della carta”), e gli Shōji.

Siccome le Washi vengono riconosciute come ‘una carta più robusta di qualsiasi carta che esiste in questo mondo’, sono state utilizzate anche sia per le riparazioni del “Giudizio universale” di B. Michelangelo, che è conservato nella Cappella Sistina, Palazzi Apostolici, sia nel Castello Estense di Ferrara. Nel frattempo, queste carte sono registrate nel Patrimonio Culturale Immateriale dell’UNESCO.

Effettivamente, ci sono varie ipotesi sulla sua origine, ma secondo quella più attendibile, descritta nel Nihon Shoki (‘Annali del Giappone’), sarebbe arrivato dalla Corea nel 610, portato da monaci buddisti.

Wara-zaiku

Il Warazaiku (藁細工) è fatto principalmente con paglia, usando, per la precisione, la parte rimasta e diventata secca dopo il raccolto del riso. Questa tradizione si è sviluppata con la risicoltura, necessaria per lo sviluppo culturale nipponico: la paglia, infatti, è un ottimo materiale riguardo la permeabilità dell’aria, protezione termica e capacità di buffering.

Tempo fa, in Giappone, veniva usato il Warazaiku per il tetto delle case e le scarpe, gli zōri, o anche come coperta da letto ecc. Così era usato in qualsiasi contesto, e quindi non poteva mancare nella vita quotidiana e anche nella cultura giapponese.

Il Warazaiku, in particolare, è quello che si appende a Capodanno sulla porta di casa o nei templi. Attualmente, però, troverete anche alcuni prodotti popolari fatti con Warazaiku, per
esempio, quello della casetta per i gatti.

Come abbiamo visto, esistono tante arti della tradizione giapponese che ancora oggi sono presenti nella vita quotidiana. Effettivamente, poi, abbiamo anche delle altre arti che rischiano di essere dimenticate, ognuna delle quali con una propria bellezza e un proprio fascino. Dovremmo essere orgogliosi anche di avere loro nella nostra cultura, e dovremmo piuttosto continuare a diffondere la cultura nipponica!

Autore

Chinami Matsushima